Un altro Web è possibile



Un tempo Internet era sinonimo di libertà e di voglia di sperimentare ed esplorare una nuova modalità di comunicazione.

Sul Web le piccole nicchie erano considerate un valore e formavano comunità coese, dove venivano messe in giusto risalto competenze e meriti.

Si pubblicava per collaborare con gli altri, considerati come “pari” e non come dei follower/fans.


Oggi si pubblica per mettersi in mostra in modo narcisistico e compulsivo.

Si punta ai grandi numeri e si tenta di essere ecumenici per non scontentare gli investitori pubblicitari e i follower/fans.

Ci si autocensura e si può facilmente diventare bersaglio di haters e vittime di ban ingiustificati.


Inutile negarlo: un tempo il Web era un posto migliore.


Io, ad ogni modo, non ho ancora perso la speranza che, anche oggi, esso possa essere un luogo che vale la pena di essere vissuto.

Credo, infatti, che molto dello spirito dei pionieri del Web viva intatto o stia risorgendo proprio nelle piccole nicchie che, in vari luoghi, si stanno ricostituendo. 


Ecco, allora, che ho scelto di abbandonare al suo destino una fetta di Web nella quale non mi sento più a mio agio, per sperimentare una modalità differente di essere online, come, ad esempio, avviene nel fediverso di Mastodon e nei canali di Telegram.


Posti che mi sembrano ispirati a principi diversi da quelli che muovono, oggi, le grandi aziende proprietarie di buona parte del Web social.


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