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Visualizzazione dei post da novembre, 2023

Mi disegno il Recap

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Per programmare gli appuntamenti uso Google Calendar da sempre, cioè da quando, nel 2006, fu rilasciata la prima versione. Mi trovo bene e mi evita l’impegno di portare sempre con me un’agenda cartacea, dato che si può comodamente gestire con lo smartphone. Eppure, dal 2020 ho sentito nuovamente l’esigenza di avere un’agenda cartacea. Non la uso, però, per programmare gli appuntamenti e neppure per scrivere un diario giornaliero. La uso come un recap . Il recap mi serve per avere una visione settimanale di quanto ho effettivamente realizzato . Non di tutto ciò che ho fatto, ma di quello che ritengo utile ricordare di aver fatto. Questo anche perché su Google Calendar non tengo traccia del passato. Vero che le cose più importanti finiscono in Notion , che è il mio second brain ; ma è altrettanto vero che la visione su carta di quanto ho portato a termine mi dà un quadro di insieme che con Notion - non so perché - non riesco a percepire.  Il problema dell’usare un’agenda come un r

Note, che passione! #2

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Il mio sistema di annotazione muta e si adatta di continuo alle mie esigenze. Se, nelle mie abitudini, subentra una novità tale da rendere necessario un cambio degli strumenti che uso per prendere nota, non esito a cambiare: sono gli strumenti che devono adattarsi alle mie necessità e non io a loro. Ciò per dire che, oggi, sono tornato a usare un paio di app che avevo smesso di usare qualche tempo fa (mandando in pensione quelle che le avevano sostituite) e ho aggiunto un Rocketbook tra i miei blocknotes cartacei. Le app che sono tornate nei miei device sono Google Keep (che ha mandato in pensione Notebook di Zoho) e Google Tasks (che ha sostituito Todoist). Le mie liste su Tasks Tasks è tornata a luglio in seguito alla lettura del volume Detto, fatto! di David Allen e all’adozione delle liste per catalogare le mie cose da fare .  Ora suddivido molti dei miei task in base al luogo in cui essi possono essere svolti. Ignoro se la compilazione delle liste sia possibile anche su Todoist

Su un altro pianeta o, meglio, no

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Su un altro pianeta di Amedeo Balbi edito da Rizzoli è un gran bel saggio che anche coloro che non sono appassionati di Futuro, viaggi galattici e fantascienza dovrebbero leggere, perché parla di noi, oggi. Balbi presenta al lettore “lo stato delle cose”: cosa sappiamo dei rischi che a breve e a lungo termine possono determinare una catastrofe planetaria; quali sono le possibilità, per l’umanità, di poter colonizzare altri pianeti del Sistema solare; quali quelle di poter intraprendere un viaggio di conquista di pianeti di altre galassie. Balbi - astrofisico e divulgatore scientifico - nel volume - scritto in modo che chiunque possa capire anche senza possedere una cultura scientifica specifica - affronta la questione della “colonizzazione” sia dal punto di vista della fattibilità tecnologica; sia da quello delle implicazioni socio-psicologiche che comporterebbe; ma anche da quello dei limiti dettati dalle leggi della Fisica e da quelli biologici che il nostro corpo ci impone. Una pa