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Visualizzazione dei post da aprile, 2013
Si scrive sempre di più. Facciamolo bene!
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Ancora una volta Luisa Carrada consegna ai suoi lettori un manuale agile, utile e piacevole da leggere. Il libro, edito da Zanichelli, si intitola Lavoro, dunque scrivo! e il sottotitolo spiega che si tratta di un manuale per Creare testi che funzionano per carta e schermi . L’Autrice, ad apertura di volume, ricorda che oggi si scrive molto di più di qualche anno fa e i testi che vengono pubblicati, sia su carta, sia sul Web, sono sempre più frammentati. È essenziale, quindi, produrre testi che siano chiari e accessibili da più parti, in modo che il lettore capisca e sia invogliato a proseguire e concludere la lettura. Testi semplici, ma non per questo necessariamente brevi. Coerenti al loro interno ed eleganti proprio in quanto semplici e diretti. Ma essere semplici, avverte l’Autrice, non è per nulla facile. Serve disciplina e attenzione e va evitata la sciatteria. La Carrada, autrice del blog "Il Mestiere di scrivere...
L'Italia non è uno Stato teocratico, ma laico
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La Costituzione della Repubblica Italiana parla chiaro: "Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani." (Art. 7) Ciò significa che così come lo Stato italiano non può intervenire nelle scelte fatte all’interno del Vaticano, allo stesso modo il Vaticano non dovrebbe interferire con le scelte politiche e legislative fatte dal Parlamento italiano. L’Italia, sulla Carta, si dichiara, dunque, uno Stato sovrano e indipendete dal Vaticano. A giudicare dai fatti, però, il sospetto che ciò non sia vero diventa quasi certezza, tanto che si potrebbe quasi pensare che, in effetti, l’Italia sia uno stato teocratico eterodiretto, ossia diretto dalle gerarchie vaticane e non dai parlamentari italiani. Lo dimostrerebbero proprio quelle leggi che più dovrebbero garantire la laicità, sovranità e indipendenza dello Stato e che, invece, inesorabilmente, lo condannano a una sudditanza nei confronti del Vaticano davvero inspi...
Il rito
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La notte, prima di coricarmi, compio una sequenza di azioni che sono, ormai, un rito. Posso aver trascorso la serata fuori casa, o sul divano a vedere un programma TV, oppure steso a letto a leggere un libro o anche a navigare nel Web, ma, quando ho deciso che sto per andare a dormire, quella sequenza si presenta uguale a se stessa e delimita un confine. Il confine tra la veglia e il sonno. Anzi, il rito facilita il sonno. Lo introduce e ne spiana l’arrivo, perché, in qualche modo, mi rassicura. Per prima cosa mi accerto che la porta di casa sia chiusa a chiave. Lo è sempre, perché chiudo a chiave appena entro in casa. Ma io mi accerto lo stesso. Poi bevo. Spengo i cellulari. Mi soffio il naso. Sempre, anche se non ne sento la necessità. Me lo soffio. Faccio la pipì e mi lavo. Metto una crema idratante su mani, naso e fronte. Operazione che ha un nome preciso nel personale lessico familiare: “Metto la palta”. Infine mi stendo...
Il trasporto pubblico è il futuro della mobilità
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Posteggio selvaggio a Bergamo Falsi miti di progresso e benessere hanno indotto i cittadini comuni a credere che il possesso di un mezzo di trasporto fosse essenziale. Falso: il possesso di un’automobile non solo non è essenziale, ma è, addirittura, controproducente. Infatti, oltre ad essere una fonte di spese non indifferente (anche quando l’auto resta ferma), esso genera una serie di problemi che si riverberano non solo sul possessore stesso dell’auto, ma, a cascata, sull’intera collettività. Problemi come il traffico ingestibile, l’inquinamento, lo stress (derivante dal guidare su strade intasate e dal dover trovare un posteggio una volta giunti a destinazione), gli incidenti invalidanti e mortali... Inutile proseguire nell’elenco degli effetti negativi, perché sono tutte cose largamente risapute e sotto gli occhi di chiunque. Inutile anche pensare che non ci siano alternative al possesso di un’auto. Le alternative esistono e sono tutte nel ...
L'emozione dell'oggetto
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Ho ricevuto la copia cartacea del mio Parla Egisto . Mi sono emozionato: tenere il libro tra le mani, nella sua concretezza, nella sua solida realtà di oggetto, mi ha dato delle piacevoli sensazioni che un file non riuscirà mai a darmi. Ho potuto sfogliarne le pagine, odorarle, aprire il volume a caso, guardarlo da tanti punti di vista. E mi sono fatto anche una foto. Con quale file mi sarei potuto fotografare? Ovvio che l’emozione mi è venuta non tanto dall’oggetto libro in quanto tale, ma dal fatto che quel libro fosse il mio libro...