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Visualizzazione dei post da marzo, 2010

Android fa sembrare gli altri vecchi

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Chi, come me, da tempo ha affidato la sua vita on line a Google è abituato a consultare le sue e-mail su Gmail, scrivere i testi con Google Document, leggere i feed rss con il Reeder e via discorrendo. Da qualche giorno ho comprato un nuovo cellulare che “gira” con il sistema operativo di Google: Android . Per avere sullo smartphone i miei contatti, le mie e-mail, i feed rss… non ho dovuto collegare il cellulare al computer e avviare la sincronizzazione dei dati (che, a volte, può essere problematica), ma mi è bastato memorizzare il mio account Google perché il telefono si collegasse ai miei dati e li sincronizzasse. Il sistema Android, restando sempre collegato al mio account mi evita il fastidio di ricordarmi di collegare i device al computer per sincronizzare i dati, in quanto l'operazione di update avviene costantemente in background con evidenti vantaggi. Notevoli, poi, alcune delle app che si possono scaricare gratis per aumentare la propria produttività in mobil

La RAI spegne una voce scomoda

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Ieri sera durante la trasmissione di Simona Ventura ( L’isola dei famosi ) il concorrente Aldo Busi (noto scrittore omosessuale) ha dichiarato, tra l’altro, che il vero problema per la società sono gli omofobi in quanto repressi e ha espresso il dubbio che il Governo Berlusconi non serva, in quanto neppure in grado di varare una semplice riforma fiscale che faccia pagare le tasse a tutti. Ovviamente, parlando di omofobia, Aldo Busi – con i modi che gli sono propri e che gli spettatori TV conoscono bene – non ha potuto fare a meno di chiamare in causa il Papa, le cui posizioni omofobe sono altrettanto note della dichiarata omosessualità dello scrittore. In un Paese normale l’opinione di uno scrittore di fama sarebbe ascoltata , magari contraddetta, ma tutto sarebbe circoscritto nei limiti di una normale dialettica. In Italia no. In Italia, coloro che dirigono un servizio pubblico com'è la RAI dimenticano che un servizio pubblico deve favorire la plura

La libertà si perde un pezzo alla volta

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Ieri a Mentana Condicio Enrico Mentana ha ospitato Giovanni Floris e si è parlato del blocco dei talk show imposto dalla RAI in periodo elettorale (a causa di un discutibile Regolamento sulla Par condicio ). Durante l’intervista, tra l’altro Floris, con un atteggiamento molto pacato, ha fatto notare che «la libertà si perde un pezzo alla volta», ovvero, se ancora non si può parlare di fine della libertà di stampa o della democrazia, la perdita di un “pezzo” è un segnale da non sottovalutare. Sia detto tra parentesi: anche sul web (la trasmissione va in onda sul sito del “Corriere della Sera”) Mentana dimostra di essere un grande conduttore e un serio professionista.

Costituzione italiana Art. 1

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Negli ultimi tempi si sentono voci di politici italiani che vorrebbero intervenire sul primo articolo della nostra Costituzione per cambiarlo. Uno di tali politici è il Ministro  Renato Brunetta cui non piace il fatto che la nostra Repubblica sia fondata sul lavoro. Preferirebbe che essa fosse fondata sul “merito” o sulla “competizione”.   Nel numero ora in edicola de “Il Venerdì”, Gustavo Zagrebelsky , sollecitato da una lettera del Ministro Brunetta, ricorda il perché di quella “strana” formula costituzionale citando direttamente Fanfani (autore della formula stessa che la spiegò durante la seduta pomeridiana del 22 marzo 1947): [...] dicendo che la repubblica è fondata sul lavoro, si esclude che essa possa fondarsi sul privilegio [...], sulla fatica altrui e si afferma invece che essa si fonda sul dovere, che è anche diritto ad un tempo per ogni uomo, di trovare nel suo sforzo libero la sua capacità di essere e di contribuire al bene della comunità nazionale. Ciò

Chiamiamolo pippo

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Nella notte ho visto la prima parte del Chiambretti Night perché mi interessava vedere l’intervista che il padrone di casa avrebbe fatto al divo del porno Rocco Siffredi . Ne sono rimasto abbastanza deluso e, complice anche una certa stanchezza (data l’ora tarda in cui va in onda lo show), me ne sono andato a letto al primo stacco pubblicitario. Il senso di delusione è nato dall'atteggiamento di Piero Chiambretti intriso di falso puritanesimo al punto da sfiorare il ridicolo. Infatti, il conduttore, appena Siffredi ha usato la parola “cazzo” per riferirsi al suo (noto) membro virile, ha invitato l’attore porno a chiamare il suo strumento di lavoro “pippo”.  Se ciò non bastasse a restare perlomeno perplessi di fronte a tale assurda (e ridicola) richiesta (data sia la nota professione dell’intervistato, sia l’ora non certo da fascia protetta in cui viene trasmesso lo spettacolo), Chiambretti ha invitato Siffredi a non scendere nei particolari nel momento stess

L’Italia attaccata a un muro come un crocifisso

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Continuo a credere che togliere i simboli di una religione dagli spazi pubblici vissuti dai cittadini sia un segno di civiltà, di rispetto per tutti, per coloro che credono in quei simboli religiosi e per coloro che non ci credono. Chi crede, infatti, non ha alcun motivo di desiderare e pretendere che i propri simboli religiosi siano esposti in luoghi non di culto, in quanto dovrebbe capire che nei luoghi della vita civile essi perdono la loro vera funzione di rimando al divino, per diventare dei modi per marcare il territorio. Non comprendo, quindi, l'ostinazione di certi politici italiani di fronte alle decisioni assunte dall'Unione Europea e il rallegrarsi per il fatto che oggi la Corte europea dei diritti dell'uomo ha accolto il ricorso presentato dall'Italia contro la (famosa) sentenza del 3 novembre scorso che ci obbligava a togliere i crocifissi dalle aule scolastiche. Ma forse, anche questo è un segno del fatto che l'Italia, oramai, è con le spalle

Eletto ergo Eletto

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In Italia “democraticamente eletto” sta diventando, per troppi politici, sinonimo di intoccabile, non giudicabile, non punibile, innocente, non contestabile né controllabile. L’essere stati “democraticamente eletti” sembra dare diritto, a tali politici nazionali, di poter fare e dire tutto quello che vogliono e, soprattutto, fare tutto quanto fa gioco a loro stessi, al loro “particulare” (Guicciardini docet), alla loro persona (e ad personam sono molte delle loro leggi). Tali politici credono, sono convinti, che l’essere stati “democraticamente eletti” li ponga in una situazioni di superiorità rispetto a tutti gli altri (a iniziare dai loro stessi elettori), con la conseguenza di non dover rispondere del loro operato a chicchessia, a iniziare dai loro stessi elettori, per proseguire con gli altri politici, i giornalisti e con i rappresentanti delle Istituzioni. Certi eletti si sentono “eletti”, ovvero prescelti da Dio e, in quanto tali, insindacabili per volere divino. Per