Mi guarda con occhi grandi e dolcissimi e mi sorride, mentre impasta il panetto di farina con le manine piccole e grassocce. Avrà, sì e no, otto anni ed è tenera e pingue come vuole la giovane età. Sorride e, ormai pronta, inforna il suo lavoro. Presto sentirò il profumo di biscotti spandersi per l'ambiente, ma non ho paura. Forse è perché, in fondo, la conosco da sempre. Perché lo so: lei è sempre stata lì accanto a me a impastare biscotti. Anche quando non riuscivo a vederla, o fingevo che non fosse lì, era presente. Muta, gentile, sorridente, ma presente. Mi ha anche tenuto la mano qualche anno fa. Aveva preparato i biscotti per me e stava per offrirmene uno. Ma, all'ultimo, mi ha sussurrato che non era ancora giunto il mio momento e ha sbriciolato il biscotto che mi aveva teso. Poi, a lungo, ho voluto ignorarla, ma lei è restata al mio fianco, caparbia. Ora la vedo togliere i biscotti dal forno. Profumano di eternità. Si avvicina e me ne offre uno.