Prigionieri del Tempo | Scena 3
Scena 3.
Francesco: “Guarda Ettore: hanno spostato lo sgabello!”
Giuseppe: “Sì, lo hanno allontanato dal pianoforte!”
Ettore: “Sanno che siamo qui! È un segnale per noi!
Fran.: “Dobbiamo rispondergli e fargli capire che abbiamo ricevuto il messaggio! E dobbiamo farlo in fretta: Ettore stai… svanendo!”
Gius.: “Potremmo variare la sequenza musicale, che ne dite?”
Ett.: “No! Quella teniamola fissa, in fondo è una sequenza matematica: quando capiranno che non sono note, ma numeri, sapranno decifrarla e verranno a prenderci.”
Giu.: “Ci devono prima arrivare a capire che non sono suoni, ma numeri!”
Ett.: “Non sottovalutarli! In fondo hanno spostato lo sgabello!”
Giu.: “Sempre ammesso che non sia un caso!”
Ett.: “No, è intenzionale: hanno capito che possiamo comunicare con loro solo attraverso un oggetto-transfert che non fa parte del nostro quotidiano e l’unico oggetto che non usiamo mai in questo laboratorio è proprio il vecchio piano.”
Giu.: “Sei certo che abbiano capito questo?”
Ett.: “Sì, altrimenti ci avrebbero inviato un messaggio scritto o vocale… Qualcosa di più diretto dello spostamento di uno sgabello, insomma!”
Giu.: “Ripeto: non è detto che sia intenzionale!”
Fran.: “Finora, però, la scena era rimasta identica a se stessa! Ora, invece, lo sgabello è stato mosso… Anche io penso sia un messaggio: sanno che siamo qui!”
Giu.: “Ok, mi avete convinto… Come rispondiamo, allora?”
Fran.: “Potremmo mettere lo sgabello al suo posto, per far loro capire che abbiamo capito! Ma dobbiamo agire in fretta, soprattutto per Ettore”
Ett.: “Non vi preoccupate per me!... E muoviamoci!”
Giu.: “Capovolgiamo lo sgabello!”
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