A lezione di libertà e di giornalismo libero


Il mondo deve essere grato a Edward Snowden per il coraggio con il quale ha rivelato i metodi e gli strumenti con i quali la NSA (National Security Agency degli U.S.A) spiava i cittadini liberi e onesti di tutto il pianeta.


Un sistema di sorveglianza di massa che la NSA e il Governo degli Stati Uniti hanno tentato di giustificare ricorrendo alla lotta al terrorismo, ma che - come hanno dimostrato proprio i documenti rilasciati da Snowden - con il contrasto al terrorismo avevano, in realtà, ben poco a che fare.


L’attività di spionaggio massivo era, in gran parte, finalizzata al controllo e al potere nei più diversi campi: da quello geo-politico e istituzionale, a quello economico-finanziario.

Tutti venivano tenuti sotto controllo, perché, così facendo, si poteva reprimere sul nascere un’eventuale attività di dissenso, oltre a poter manovrare le persone a proprio volere.

I potenti, infatti, apprezzano quanti sono disposti a piegarsi volontariamente e mansuetamente ai loro voleri; e odiano e reprimono, invece, coloro che preferiscono mantenersi liberi e con la schiena dritta.

Snowden ha mostrato al mondo che restare uomini liberi e con la testa alta è ancora possibile.


Il suo è un esempio che va seguito, sia dal comune cittadino che vuol difendere la propria integrità e sia, soprattutto, da chi svolge un ruolo nella galassia dell’attivismo per i diritti civili e nel mondo dell’informazione giornalistica.


Quanto l’azione di Snowden sia stata fondamentale nel mondo dell’informazione lo ha mostrato assai bene Glenn Greenwald nel suo Sotto controllo. Edward Snowden e la sorveglianza di massa, edito in Italia da Rizzoli nel 2014.


Greenwald è uno dei giornalisti che hanno ricevuto direttamente da Snowden i documenti segreti della NSA e ne hanno raccolto le motivazioni e ascoltato le ansie e le paure di vivere in un mondo in cui si è costantemente sorvegliati e privati della propria privacy.


Nel suo libro, Greenwald, però, non solo riporta gli ideali di Snowden, ma descrive anche come il mondo giornalistico americano fosse piegato e fiaccato dal potere esercitato dal Governo e come molti giornalisti - anche davanti all’evidenza degli abusi di potere esercitati dall’Amministrazione Obama - si siano mantenuti mansueti e chini al volere dei potenti.


Ma la ragion d’essere del giornalismo, ha ricordato Greenwald, non è quella di fare da cassa di risonanza del Potere, né quella di essere accondiscendente con esso.

No, la mission del giornalismo è, invece, quella di vigilare sui Potenti, in modo da svelarne le trame occulte e le ragioni inconfessabili.

Il giornalismo deve tornare a essere il “Quarto potere”, così come lo era un tempo.


Un libro, quello di Greenwald, di cui cui si consiglia un’attenta lettura.


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