Dalla suburra social agli ambienti di qualità


Dopo le sbornie prese nelle taverne della suburra social, sempre più persone si stanno ripulendo e stanno tornando verso luoghi più civili.

Stanchi delle urla e degli atteggiamenti aggressivi dei perennemente ubriachi (leggi troll) e stufi delle panzane (leggi fake news) diffuse ad arte da sobillatori di professione, molti stanno abbandonando i social network più popolosi e stanno approdando a lidi più accoglienti, abitati spesso da altri fuoriusciti come loro.


Da tempo vado ripetendo che i social più popolosi non sono i luoghi giusti per intavolare discussioni proficue e intessere relazioni non tossiche.


Nel maggio del 2016, ad esempio, avevo scritto che “Se del Web si percepissero anche gli odori, [...] alcuni social sarebbero molto meno frequentati...”. 

Intendevo dire che certi ambienti sociali molto popolosi non sono luoghi sani ed è vana la speranza di poterli frequentare quotidianamente senza restarne intossicati.

Ne sono, oggi, più che mai convinto.


Sempre nel 2016, ma a dicembre, scrivevo che “Da quando ci sono i social, le pareti dei bagni pubblici sono molto più pulite!”. 

E non c’è bisogno, mi pare, di aggiungere altro…


Ma, se nel 2016 avevo come l’impressione di essere una voce fuori dal coro, oggi mi sembra che sempre più persone si stiano rendendo conto che allontanarsi da certi ambienti è diventata una forma di tutela.


Ecco, allora, non solo il ritorno di molti alle nicchie sociali di cui ho detto in Un altro Web è possibile, ma anche la loro sempre maggiore disponibilità a pagare degli abbonamenti mensili per poter accedere a contenuti di qualità e/o decisamente specialistici. 

Si moltiplicano, ad esempio, gli ambienti sociali nei quali i contenuti dei creativi vengono remunerati direttamente dagli abbonati e, contemporaneamente, c’è una specie di esplosione delle newsletter, sia gratuite, sia a pagamento.


La qualità, insomma, sta tornando a essere un valore


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