La Rabbia e l'Orgoglio torna in edicola

La copertina come
la volle la Fallaci
A 15 anni dalla sua prima edizione e a 10 dalla scomparsa dell’Autrice, La Rabbia e l’Orgoglio di Oriana Fallaci resta, purtroppo, un libro attuale.
Chi, però, pensa che la Fallaci avesse doti profetiche non solo è in errore, ma fa torto proprio alla Fallaci che, semmai, era un’esperta Cronista.
Il libro della Fallaci è ancora attuale, quindi, non perché la Scrittrice avesse doti divinatorie, ma perché in 15 anni la Cronaca (quella degli eventi che ci coinvolgono tutti) non è mutata.
Non lo è nonostante “l’urlo” della Fallaci, la sua “chiamata alle armi”.

Sì, perché il libro della Fallaci che, prima che in libreria uscì, in forma ridotta, immediatamente dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 sul “Corriere della Sera” (e ora è nuovamente in edicola, nella versione ampliata nel 2004, con la Prefazione del 2009 di Ferruccio de Bortoli) è una “chiamata alle armi” contro i musulmani che, per la Fallaci, erano tutti niente altro che terroristi assetati di sangue e sete di conquista.
Ciò che, però, rende debole “l’urlo” della Fallaci è proprio la semplicistica sovrapposizione tra musulmano e terrorista e la di lei chiusura totale nei confronti di coloro che chiamava “Figli di Allah”.
Se, infatti, resta fuori di dubbio che i terroristi (tutti i terroristi) vadano combattuti con il pugno duro e senza alcuna indulgenza e pietà, così come chiedeva la Fallaci; resta altrettanto fuor di dubbio il fatto che sovrapporre terrorismo a Islam sia una erronea semplificazione e che costruire muri per evitare l’incontro con “l’altro”, non solo è inutile, ma persino dannoso.

Probabilmente, però, la richiesta di rifiutare in blocco i “Figli di Allah” era dovuta sia all’indole settaria della Fallaci (che, tra l’altro, dimostra nel libro di essere affetta da omofobia, indice di chiusura nei confronti del “diverso da sè”), sia dall’emozione (la Rabbia del titolo) con la quale “l’urlo” fu tradotto in parole.
Una Rabbia che giustifica qualche eccesso dialettico della Fallaci.
Una Rabbia che, però, accieca, pur rendendo paradossalmente precisi.
Il libro della Fallaci è, infatti, preciso. Denso. Ma, sostanzialmente, cieco.

Cieco, ad esempio, quando la Fallaci afferma che “la nostra identità culturale non può sopportare un’ondata migratoria composta da persone che in un modo o nell'altro vogliono cambiare il nostro sistema di vita.” [p. 110 dell’edizione ora in edicola]; e ciò scrive dopo avere spiegato perché i “Figli di Allah” sarebbero sostanzialmente privi di una vera Cultura.
La Fallaci, però, non si rende conto che proprio perché la nostra Cultura è identitaria essa è difficilmente annientabile da chi, secondo le sue parole, è privo proprio di Cultura. 
Paradossalmente, temendo che la nostra identità culturale non possa resistere allo straniero, la Fallaci dimostra di essere in difetto proprio di quell'Orgoglio che dichiara di possedere nei confronti di ciò che la Cultura occidentale è e rappresenta; Orgoglio (assieme alla già citata Rabbia) alla luce del quale scrisse il libro. 

Ma La Rabbia e l’Orgoglio è anche, come detto, un libro preciso e, per tale motivo, degno di essere letto con attenzione ancora oggi.
Preciso quando descrive gli orrori commessi dai terroristi (non solo quelli degli attentati dell’11 settembre 2001).
Preciso quando bacchetta il lassismo di certi leader occidentali nei confronti dei terroristi e di chi li finanzia e protegge.
Preciso quando identifica il grande limite degli islamici che vivono sotto regimi teocratici: ovvero il loro non sapere cosa sia la Laicità e, quindi, la Libertà e, per tale motivo, essere un terreno fertile per i terroristi che si presentano in vesti di combattenti in nome di Allah.
Preciso quando svela le reali motivazioni dei terroristi islamici (e si sottolinea dei terroristi, non di tutti i musulmani): ossia combattere 
Una guerra che forse non mira alla conquista del nostro territorio (forse?), ma che certamente mira alla conquista delle nostre anime: alla scomparsa della nostra libertà e della nostra civiltà, all'annientamento del nostro modo di vivere e di morire, del nostro modo di pregare o non pregare, del nostro modo di mangiare e bere e vestirci e divertirci e informarci… [pp. 56-57].
Indubbiamente l’obiettivo dei terroristi è questo e lo dimostrano anche i target da loro scelti per gli attentati commessi negli ultimi tempi dagli affiliati al sedicente Stato Islamico.
Ciò che, però, la Fallaci non aveva tenuto in debito conto è che il laico disincanto con il quale gli occidentali guardano ai terroristi è vincente, in quanto, per gli occidentali, i terroristi non sono affatto degli eroi o dei martiri in nome e per conto di Allah, ma, per usare le parole della Fallaci, soltanto dei “vanesi e basta. Esibizionisti che invece di cercar la gloria attraverso il cinema o la politica o lo sport la cercano nella morte propria ed altrui.” [p. 41].
E nessuno vuole essere sconfitto e annientato da dei “vanesi”!

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