Costituzione italiana Art. 1
Negli ultimi tempi si sentono voci di politici italiani che vorrebbero intervenire sul primo articolo della nostra Costituzione per cambiarlo.
Uno di tali politici ĆØ il Ministro Renato Brunetta cui non piace il fatto che la nostra Repubblica sia fondata sul lavoro.
Preferirebbe che essa fosse fondata sul “merito” o sulla “competizione”.
Nel numero ora in edicola de “Il VenerdƬ”, Gustavo Zagrebelsky, sollecitato da una lettera del Ministro Brunetta, ricorda il perchĆ© di quella “strana” formula costituzionale citando direttamente Fanfani (autore della formula stessa che la spiegĆ² durante la seduta pomeridiana del 22 marzo 1947):
[...] dicendo che la repubblica ĆØ fondata sul lavoro, si esclude che essa possa fondarsi sul privilegio [...], sulla fatica altrui e si afferma invece che essa si fonda sul dovere, che ĆØ anche diritto ad un tempo per ogni uomo, di trovare nel suo sforzo libero la sua capacitĆ di essere e di contribuire al bene della comunitĆ nazionale.
CiĆ² detto, l’Articolo 1 non dice solo che la Repubblica italiana ĆØ fondata sul lavoro, ma afferma altri principi che sarebbe bene che i nostri governanti tenessero sempre a mente, perchĆ© dal loro operato, invece, sembrerebbe se ne siano in parte o del tutto dimenticati.
Dice l’Articolo 1:
L’Italia ĆØ una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.La sovranitĆ appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Innanzitutto dovrebbero ricordare piĆ¹ spesso che l’Italia ĆØ una Repubblica democratica e non una monarchia, nĆ© un’azienda, nĆ© un’associazione (piĆ¹ o meno a delinquere), nĆ© un principato…
Essa ĆØ democratica e, se non fosse chiaro che ĆØ democratica, la Costituzione specifica che la “sovranitĆ appartiene al popolo”.
Ossia, una volta eletti dal popolo si ĆØ “servi” del popolo e non “sovrani” del popolo e al popolo si deve rispondere del proprio operato con i mezzi e i modi propri delle democrazie occidentali evolute.
Prima di mettere mano alla Costituzione, o meglio, prima di ogni azione compiuta in Parlamento, dunque, i nostri governanti dovrebbero innanzitutto ricordare che l’Italia ĆØ una Repubblica democratica e la sovranitĆ appartiene al popolo.
Se proprio non piace che la nostra Repubblica sia fondata sul lavoro, allora, piĆ¹ che sul “merito” e la “concorrenza”, si dovrebbe puntare a fondarla sull’onestĆ .
“L’Italia ĆØ una Repubblica democratica fondata sull’onestĆ ”, temo, perĆ², che, oggi, nel nostro Paese, suonerebbe rivoluzionario.
Beneficamente rivoluzionario e provocatorio.
Ma, temo anche che per essere davvero credibile, l’affermazione “L’Italia ĆØ una Repubblica democratica fondata sull’onestĆ ” dovrebbe essere proposta da politici credibili sul versante dell’onestĆ e… se ne vedono pochi.
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