Distopie al governo | L'estrema destra 2.0
«Non v’è dubbio, [...] che una delle paure ricorrenti degli ultimi anni nel mondo occidentale sia quella di un futuro contrassegnato da governi autoritari e populisti, dal declino delle democrazie liberali, dalla fine dello Stato di diritto e persino dal ritorno del fascismo. [...] Le distopie del futuro sono, in larga misura, ormai parte della realtà che ci tocca vivere.».
Così si esprime lo storico Steven Forti in Estrema destra 2.0 pubblicato in Italia da Castelvecchi per la traduzione di Marcello Belotti e lo stesso Forti.
Un giudizio che, a coloro che tendono a sminuire la situazione, può sembrare eccessivo; ma agli altri mette paura.
Un giudizio che Forti spiega dettagliatamente nel corso del suo saggio nel quale, appunto, analizza quella che lui definisce “estrema destra 2.0” e che tiene a sottolineare è diversa dal fascismo storico, quello, per intenderci, che prese il potere tra le due Guerre mondiali.
Il “2.0” accanto a “estrema destra” non è casuale: quella attuale è una destra estrema che si è diffusa come un virus nel tessuto democratico grazie a Internet e ai social network.
Una destra estrema che gioca sporco, a colpi di profilazioni più o meno legali degli utenti; diffusione di fake news; “avvelenamento dei pozzi” per mezzo di troll e bot.
Il tutto per esasperare il discorso con posizioni divisive ed estreme e minare, così, la fiducia nelle istituzioni e nella stessa idea di società democratica.
E una democrazia più fragile è una democrazia che può essere minata dall’interno: una volta preso il potere (con la partecipazione a libere elezioni), i rappresentanti di tale estrema destra 2.0 erodono la solidità del sistema democratico a colpi di modifiche alla Costituzione; decreti legge dalla dubbia costituzionalità; attacchi più o meno diretti agli altri Poteri dello Stato (come quello giudiziario o quello legislativo).
Forti sottolinea come questa estrema destra si differenzi in parte da Paese a Paese, ma come abbia delle basi comuni, come, ad esempio un marcato nazionalismo; il sovranismo; la difesa dei valori conservatori; l’islamofobia; la condanna dell’immigrazione definita “invasione”; la critica al multiculturalismo e alle società aperte; l’anti-intellettualismo e una certa presa di distanza dal fascismo storico.
Il lettore avrà riconosciuto in tale elenco le politiche dei partiti guidati da Le Pen; Meloni; Salvini; Trump; Milei; Abascal; Orban…
Leader che sembrano inarrestabili, ma che Forti invita a contrastare con azioni sia nel quotidiano, sia di politica attiva, chiamando a raccolta sia coloro che si riconoscono nei valori progressisti della sinistra, e sia coloro che, semplicemente, credono nei valori dell’antifascismo.
Il tutto tenendo a mente che «La democrazia si può perdere in poche settimane, ma per recuperarla c’è bisogno di anni o, anche, di decenni.».
Un libro di cui si consiglia la lettura.
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