Il mio robot porta il pannolone


Il mio robot porta il pannolone.
L’idea di metterglielo mi è venuta dopo che mi sono accorto delle macchie d’olio sul pavimento.
L’ho subito portato a fare un controllo e il tecnico mi ha detto che si tratta di un modello obsoleto e che nulla si poteva fare per migliorare la situazione. Anzi, ha aggiunto, a mettere mani c’era il rischio di peggiorarla.
Mentre tornavamo a casa (il robot ed io, intendo), il servizio clienti della ditta costruttrice del modello in mio possesso mi ha contattato per propormi un robot di ultima generazione. A smaltire l’esemplare fuori commercio avrebbero provveduto loro, dietro corrispettivo di una cifra irrisoria.
Ho risposto che avrei valutato la proposta.

In realtà, non ci ho proprio pensato.
Lo so, sono uno stupido sentimentale, ma io, al mio vecchio robot, sono affezionato. In fondo abbiamo trascorso la vita assieme!
Lo comprarono i miei genitori quando ero ancora adolescente e mi affidarono alle sue cure nei lunghi periodi durante i quali erano costretti lontano da casa.
Quando decisi di andare a vivere da solo, i miei mi proposero di portarlo con me.
Per anni e anni è stato un valido collaboratore: sistemava il monolocale quando uscivo; faceva la spesa; cucinava e lavava…
Dopo cena, mentre passavo la serata con gli amici, terminava le ultime faccende e si metteva in carica, non prima di avermi augurato una buona notte.

Ora, a fine giornata, sono io che devo metterlo a letto; ossia in ricarica.
E, se quando ero ragazzo, a lui servivano solo poche ore per ricaricarsi completamente, mentre a me non bastavano ore e ore di sonno, ora che siamo invecchiati, io dormo poco e mi basta, mentre a lui serve anche tutta la notte per terminare la ricarica.
E, anche a carica completa, devo ammettere che non è più quello di una volta. Anzi, a volte si blocca e devo riavviare il sistema.

Confesso di ammirare la disinvoltura di chi è capace di passare da un robot a un altro come nulla fosse.
So di gente che è sempre a caccia dell’ultimo modello.
Persone, evidentemente, incapaci di provare anche solo della semplice gratitudine verso chi li aiuta senza chiedere nulla in cambio.
Ammiro il loro sangue freddo; la loro mancanza di empatia dovuta, probabilmente, alla consapevolezza che un robot, in fondo, è pur sempre solo un oggetto, al pari di un orologio o un tostapane.

Il mio robot porta il pannolone e, forse, è davvero venuto il momento di sostituirlo.
Per tale motivo, ho ricontattato la casa costruttrice e ho fissato un appuntamento da loro.
Prima di scegliere il modello giusto per le mie attuali esigenze, però, ho chiesto che il mio vecchio robot venga spento senza che lui se ne accorga. Voglio la certezza che muoia senza soffrire.
Mi pare che, almeno questo, io glielo debba in cambio di tutto quello che ha fatto per me.



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