Sento spesso usare il termine “Uguale” al posto di “Identico”, come se le due parole avessero pari significato. Ma “Uguale” e “Identico” non sono termini intercambiabili, in quanto “ Identico ” significa «Interamente uguale» (s.v. Identico , in V ocabolario Treccani online ); o, come si direbbe in linguaggio giuridico, “copia conforme all'originale”. Forse la confusione terminologica tra “Uguale” e “Identico” deriva da un improprio uso linguistico della logica matematica per la quale se A = A e B = B, allora ne consegue che A ≠ B, dove i simboli = (uguale) e ≠ (diverso), graficamente, indicano, in realtà, ciò che è identico (=) , ossia uguale al 100% e ciò che non-è-identico (≠) , ossia diverso completamente o solo in parte. Ma, nei fatti, pur A differendo da B, spesso A può essere uguale a B proprio in quanto non-identico a B . “ Uguale ”, infatti, indica tutto ciò «Che nella natura, o nell'aspetto, non differisce, non si discosta sostanzialmente da un altro
La scomparsa di Majorana di Leonardo Sciascia è un piccolo gioiello di indagine psicologica, ancor prima che storica. Nel saggio, infatti, Sciascia non solo ricostruisce i fatti che portarono agli eventi del marzo 1938 in cui di Ettore Majorana si persero le tracce, ma analizza la psicologia del genio della Fisica teorica, per tentare di dare una spiegazione razionale proprio alla misteriosa scomparsa. Come è noto - o come dovrebbe esserlo - Sciascia era convinto che Majorana non si suicidò, ma decise di scomparire. A tal proposito, lo scrittore sottolinea come l’uso della parola «scomparire» fatto da Majorana stesso in una delle lettere che ne preannunciavano il suicidio, era ambiguo: il Fisico voleva che si pensasse a un sinonimo di scomparire (ossia, darsi la morte ), ma, in realtà, la sua intenzione era proprio quella di sparire nel nulla e di non farsi cercare, proprio perché aveva dato a intendere un suicidio. E, in effetti, la polizia fascista non indagò con meticolosità, sic
Scritto “a caldo” in quel 1978 in cui Aldo Moro fu rapito e condannato a morte dalle Brigate rosse, L’affaire Moro di Leonardo Sciascia è un saggio illuminante che andrebbe letto e riletto non solo da quanti, a vario titolo, ancora oggi, si occupano del “caso”. Nel testo, Sciascia - con un acume non comune - analizza nel dettaglio le lettere (rese pubbliche) scritte da Moro durante la prigionia e indirizzate ai potenti della Democrazia Cristiana e ai propri familiari. Da esse, contrariamente all’opinione allora corrente, Sciascia, non solo riconosce la lucidità di Moro , ma rileva il tentativo messo in atto dall’ostaggio di indicare agli inquirenti il luogo in cui era tenuto prigioniero . Lo fece, Moro, usando il suo linguaggio più tipico : quello del dire non dicendo. Sciascia, allora, sottolinea delle lettere dalla prigionia alcuni passaggi che appaiono incongrui , mettendo in evidenza come essi, nel linguaggio di Moro, stessero a indicare altro: ovvero, con ogni probabilità, fosse
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