Vai subito al punto, grazie!
La nostra, ormai, è una società che comunica per iscritto e, ad esempio, alla telefonata ha, in molti casi, sostituito la chat, magari di gruppo.
I messaggi scritti, così, si sono moltiplicati in modo vertiginoso e, progressivamente, si sono anche fatti sempre più lunghi.
Se anni fa una chiamata sul cellulare, causa gli alti costi, era garanzia di brevità, oggi chi scrive sembra associare la gratuità con la quale accede alle piattaforme di pubblicazione/condivisione con la possibilità di dilungarsi.
Come “Stato” di WhatsApp ho scritto “Vai subito al punto, grazie!” con la speranza che i miei interlocutori lo leggano e agiscano di conseguenza.
Devo dire che, però, la battaglia è persa: molti, troppi, continuano a essere inutilmente prolissi.
Per difendermi dalla noia e dal fastidio che gli sproloqui mi provocano ho un metodo infallibile: smetto di leggere; cancello il messaggio; passo ad altro.
E faccio ciò non solo su WhatsApp, Telegram, Facebook et similia, ma anche quando leggo un comunicato stampa, un articolo di giornale o un post online: dopo i primi due paragrafi, se l'autore la tira per le lunghe, mi sento in diritto di passare oltre, abbandonando la lettura.
Sono diventato un lettore impaziente e nervosetto.
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