La scuola maestra di cittadinanza | Basta finanziamenti alle private!

Nel 1950 Piero Calamandrei scriveva nel Discorso a difesa della scuola nazionale* delle parole illuminanti sia a proposito del ruolo della scuola pubblica e sia sulla inopportunità di finanziare, con soldi pubblici, le scuole private.

Dopo aver chiesto retoricamente al suo uditorio riunito a Roma “[...] siete proprio sicuri che in Italia noi abbiamo la scuola laica?”, Calamandrei, con poche parole, traccia quella che dovrebbe essere la strada maestra per tutti coloro che ritengono che la scuola formi innanzitutto dei cittadini consapevoli, prima che dei lavoratori o, peggio, dei sudditi:

Difendiamo la scuola democratica: la scuola che corrisponde a quella Costituzione democratica che ci siamo voluti dare; la scuola che è in funzione di questa Costituzione, che può essere strumento perché questa Costituzione scritta sui fogli diventi realtà. 
Dunque la scuola come maestra di cittadinanza; formatrice di cittadini che sanno cosa sia davvero la democrazia e la realizzino giorno per giorno, trasformando la Carta costituzionale in Vita democratica.
Solo se c’è vera democrazia, ricorda Calamandrei, ogni persona ha pari dignità e pari opportunità (scrive infatti il padre costituente: “A questo deve servire la democrazia, permettere ad ogni uomo degno di avere la sua parte di sole e di dignità.”); solo se c’è vera democrazia, quanto appreso negli anni della scuola potrà davvero servire per realizzarsi come uomini liberi.
Per tale motivo, Calamandrei indicava l’articolo 34 come quello “più importante della nostra Costituzione”; articolo che stabilisce come la scuola sia “aperta a tutti”, anche a quanti sono “privi di mezzi” ma, in quanto “capaci e meritevoli”, comunque in “diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.”.

Va da sé che se la scuola deve insegnare la Democrazia al futuro cittadino consapevole, essa stessa, per prima, deve essere democratica e rispettosa dei diritti costituzionali di chi la frequenta e di chi vi insegna.
È sempre cosa assai triste quando all’interno della scuola si verificano forme di discriminazione...

Per spiegare in che modo, poi, la scuola possa insegnare la Democrazia, l’eguaglianza e il rispetto, Calamandrei si affida alla parole del filosofo Guido Calogero che vale la pena riportare anche qui, seppur in forma ridotta:
[...] la scuola pubblica assicura che ogni voce sia presente, che nessuna verità venga insegnata senza essere anzitutto messa in dubbio nel pacato confronto con le verità opposte, che l’acquisizione dei convincimenti abbia luogo non sotto la pressione di una mentalità dogmatica, ma nello spirito della libera discussione critica [...]
Parole “sante” che spiegano più di altre il dubbio di Calamandrei relativo alla reale esistenza, in Italia, di una scuola laica.
Solo una scuola davvero laica, infatti, presenta ai discepoli, con uguale dignità, ogni pensiero, senza dogmatismi, lasciando scegliere al discepolo quale, a suo avviso, sia il pensiero che più ritiene di poter essere fatto proprio.
Solo una scuola davvero laica insegna il pensiero critico, alimento di ogni sana democrazia.

Va da sé che in una scuola in cui si privilegi un pensiero, una verità, a scapito delle altre che, magari, neppure vengono presentate, non solo non c’è laicità, ma neppure democrazia.
E una scuola non democratica è un danno vero per la Democrazia e per la nostra Repubblica. 
Un danno con conseguenze negative per tutti, in quanto non avendo formato delle persone in grado di pensare criticamente, non ha formato dei veri cittadini, ma, al massimo, dei fedeli, dei sudditi, dei settari…
Ecco perché la Repubblica democratica non dovrebbe finanziare con soldi pubblici le scuole private (qualsiasi scuola privata).
Che senso ha finanziare con i soldi di tutti delle scuole che non formano dei veri cittadini?

Resta il diritto, sancito dalla Costituzione con l’articolo 33, per “enti e privati” di “istituire scuole ed istituti di educazione” ma senza che tale diritto generi “oneri per lo Stato”.
Pur restando, quindi, il diritto a non volere che il proprio figlio venga formato in una scuola dove si insegna la democrazia e il rispetto dei diritti, dove si insegna a diventare uomini liberi, liberi cittadini, Calamandrei ricorda che si tratta, appunto, di “un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese.”.

Basta finanziare in modo diretto, o subdolamente indiretto, con soldi di tutti, le scuole private, che sono un’offesa alla Democrazia e alla nostra Repubblica!
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* Piero Calamandrei, Discorso a difesa della scuola nazionale, ora in Le voci della Costituzione italiana. Giuseppe Saragat - Umberto Terracini - Piero Calamandrei, 2011, L’Espresso, da cui si cita.

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