Dall'ambra al Web
A questi ultimi, l’Autore, spesso, rende giustizia riconoscendo loro la reale paternità di qualche invenzione che, da tutti, viene, invece, attribuita ad altri.
Scrive, a tale proposito, Gubitosa:
[...] con mio grande stupore e sorpresa, ho scoperto che Samuel Morse non ha inventato il telegrafo, Thomas Edison non ha inventato la lampadina, Alexander Bell non ha inventato il telefono, Guglielmo Marconi non ha inventato la radio, Bill Gates non ha inventato l’MS-Dos [...]
Le creature di Morse, Edison, Bell, Marconi e Gates, infatti, non sono delle idee totalmente innovative, concepite a partire dal buio scientifico o piombate all’improvviso come folgorazioni, ma sono solamente il perfezionamento di tecnologie già esistenti e abbozzate dai loro veri inventori, personaggi rimasti nell’ombra o addirittura sconosciuti.
A costoro, si ripete, il Saggista rende merito e mostra anche come, coloro che di certe invenzioni passano per esserne i padri, abbiano solo migliorato le “folgorazioni” altrui o le hanno sfruttate commercialmente, anche usando colossali campagne di marketing.
Spesso le biografie degli inventori si intrecciano tra loro: amicizie che sfociano in collaborazioni e incontri che si rivelano fondamentali. Ecco, allora, che quanto solo accennato in un capitolo, diventa materia principale di un capitolo dedicato a un’altra invenzione e a un altro protagonista...
Il filo conduttore che unisce i vari capitoli è l’uso dell’elettricità (scoperta sfregando dell’ambra) a scopi comunicativi e, quindi, anche il computer viene descritto non tanto come strumento di calcolo, ma di comunicazione.
Non stupisce, quindi, che punto d’arrivo (reale e simbolico) della storia tracciata da Gubitosa sia il lancio e l’affermarsi di Internet, spazio di “intercreatività” (così come definito dal creatore del World Wide Web Tim Berners-Lee) in cui interagire e comunicare è diventato, davvero, alla portata di chiunque.
Altro filo rosso che percorre le pagine del saggio, è la spiegazione della filosofia hacker e dell’open source che evidenzia come la scelta di rendere non-commerciale alcune scoperte sia stata presa con il fine di rendere il Mondo un posto migliore per tutti e non solo per chi può permettersi di acquistare le licenze di utilizzo. Ciò, fatto di non secondaria importanza, ha anche fatto sì che i “codici sorgenti” su cui la comunità ha potuto lavorare siano stati costantemente migliorati e corretti.
Un libro, quello di Gubitosa, che si rivela una buona lettura per coloro che vogliono conoscere chi e cosa c’è dietro gli strumenti che ci permettono, o ci hanno permesso, di poter comunicare abbattendo ogni confine di spazio e di tempo.
Il volume è stato distribuito da Gubitosa con licenza “Creative commons”.
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