Dove la faccio?


Le nostre città necessitano di vespasiani. Sono, infatti, quasi completamente prive di cessi pubblici. In alcuni grossi centri si vedono i bagni a pagamento, ma sono una rarità anche loro e, spesso, non funzionano (per non parlare del fatto che non si capisce perché debbano essere a pagamento, quasi che le funzioni corporali siano una opzione voluttuaria e non una necessità).
Molti bagni pubblici sono stati chiusi con la scusa delle ragioni di sicurezza e ordine pubblico. Si voleva, infatti, evitare che tali luoghi potessero essere usati anche per altri scopi (come il sesso e la droga) oltre a quelli per cui sono stati pensati (pipì e cacca). Così facendo, però, si è tolta la possibilità di poter espletare i propri bisogni quando si è fuori casa, a meno di non entrare in un bar, ordinare il classico caffè e chiedere le chiavi del bagno.
I pochi bagni pubblici ancora esistenti, infine, sono, sovente, in condizioni igienico-sanitarie assai discutibili. 
Possibile che in Italia diventi un serio problema se ti scappa per strada? A che grado di inciviltà siamo arrivati se impediamo alla popolazione di poter andare gratuitamente in bagno? Perché - a fronte di un aumento della popolazione anziana (che è anche quella che più deve fare i conti con la propria vescica e che, di solito, ha meno capacità di spesa) - gli amministratori locali non progettano città vivibili in cui non sia obbligatorio uscire di casa con il pannolone?
Sembra che gli amministratori di oggi e i loro progettisti pensino a un’umanità priva di scarti, priva di bisogni primari. Un’umanità tanto evoluta da non avere più bisogni fisiologici.
Eppure non è difficile né comprendere la necessità degli bagni pubblici, né progettarne di nuovi, funzionali, accessibili e, perfino, spiritosi.

Commenti

Post più visti del mese

Tatiana Pavlova

Schittino musica Ruocco

Uguale non vuol dire Identico | Si è uguali se si è unici