La normalità della e nella blogosfera

Navigando nella blogosfera ho avuto l’impressione che – almeno in Italia – la maggioranza dei blog pubblicati contengano i pensierini e i fatterelli quotidiani di adolescenti, ragazzi/e, e giovani adulti/e. 
In altre parole, ciò che fino a poco tempo fa si scriveva sul proprio diario personale e si faceva leggere al massimo all'amico/a del cuore, oggi si pubblica su Internet nel proprio blog personale, in linea di massima dando a chiunque la possibilità di leggere ciò che vi è scritto.

In definitiva, gli italiani che hanno aperto un blog hanno preso alla lettera ciò che esso designa: un web log (contratto in blog), ossia, appunto, un diario di bordo (log) in rete (web). 
Ecco, allora, che sfogliando un blog dopo l’altro si possono leggere le giornate di un italiano medio: la scuola e il lavoro che non piacciono, i piccoli dissidi tra fidanzati e coniugi, le preoccupazioni per i figli e le incomprensioni con i genitori, l’elenco di ciò che rende felici e di ciò che, invece, disturba.

Un grande, colossale, diario comune che riletto a distanza di anni darà un quadro assolutamente verosimile della società attuale, descrivendo in pieno ciò che oggi si intende per “normalità” (e, ovviamente, includo in questa parola anche tutti i blog nei quali si parla della propria diversità, in quanto anche essi tratteggiano una normalità: ossia il comune percepirsi come diversi, in senso lato e no).

Il fascino che la blogosfera sta esercitando sui navigatori di Internet, a mio avviso, non deriverebbe, quindi, dalla novità e/o eccezionalità dei contenuti che si possono trovare nella maggioranza dei blog (le eccezioni, ovviamente, esistono), ma proprio dalla normalità di tali contenuti che avrebbero un forte potere tranquillizzante nel lettore, proprio in quanto “noti” e “comuni”, similmente a quanto avviene nei bambini ai quali si racconta sempre la stessa favola.


La reiterazione del racconto, seppur con lievi modifiche, dà un senso di sicurezza in chi legge (o ascolta o guarda) ed è per questo, ad esempio, che, in Italia, i programmi televisivi della domenica pomeriggio (quelli potenzialmente diretti al maggior numero di nuclei familiari) sono uguali a se stessi di puntata in puntata: devono dare il senso tranquillizzante della continuità, del “tutto va bene”.

Proprio tale senso tranquillizzante trasmesso dalla normalità dei contenuti dei blog potrebbe, a mio avviso, dare qualche filo da torcere ai grandi magnati dei mass media: il pubblico da loro “educato” con anni e anni di domestica normalità televisiva, si sta percettibilmente trasferendo su un altro medium, la blogosfera, appunto.
Insomma, ciò che potrebbe preoccupare i produttori televisivi non è certo lo scoop che uno sporadico blogger può fare ogni tanto (e che viene ripreso puntualmente dai media tradizionali), ma l’enorme numero di blogger che si dedica a raccontare agli altri la propria normale vita quotidiana…

C’era una volta, in un paese lontano lontano, una bella bambina che si chiamava…

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