Il mio vecchio professore di matematica


Lui è stato il mio professore di matematica al liceo.
Una vera carogna: quando mi riconsegnava il compito in classe corretto, mi fissava negli occhi e sconsolato esclamava: «Eppure hai lo sguardo intelligente!» e, ciò detto, mi allungava il foglio protocollo con l’immancabile 4 scritto in rosso.  

Più o meno un paio di settimane fa mi ha contattato su Facebook e mi ha invitato a casa sua per una pizza.
Ho accettato spinto dalla curiosità di vedere come se la passa un «vecchio professore in pensione e vedovo» (come mi ha scritto in chat).

Oggi ho pranzato con lui.
Abbiamo ordinato nella pizzeria sotto casa sua.
Intanto ha aperto un paio di birre e abbiamo parlato del più e del meno.
Poi, mentre gustavamo la pizza, mi ha chiesto di me, del lavoro, di mia moglie e di mio figlio.
Gli ho raccontato di me, del lavoro, di mia moglie e di mio figlio, mescolando verità e menzogne. Ho esagerato di proposito certi traguardi per farlo sentire soltanto un vecchio professore di matematica in pensione.
Un relitto della società.

Dopo la pizza, come nulla fosse, dal mobile del salotto ha tirato fuori un paio di vecchie riviste porno.
Le ho guardate sorpreso e con lo sguardo gli ho rivolto una muta domanda a cui ha risposto con prontezza: «Sì, sono proprio quelle che ti avevo requisito in classe. Eri diventato tutto rosso!» e ha riso.
«E lei non aveva fatto nulla per non farmi sentire in imbarazzo!»
Ha sorriso e me le ha porte: «Mettiamoci comodi sul divano, così le puoi guardare con tutta calma» e ha aperto un altro paio di birre.

Ci siamo scolati le birre mentre sfogliavo le riviste.
«Non fare il timido: tiratelo pure fuori e datti piacere!» ha detto sicuro di sé. Mi sono sentito di nuovo il liceale di fronte al professore di matematica che lo scruta prima di rifilargli l’ennesimo 4. Questa volta, però, potevo fargli vedere che ho risorse da primo della classe… e me lo sono tirato fuori.
Lui no. Lui è rimasto a guardarmi con un lieve rossore sul volto.
Poi, con un eloquio da scaricatore di porto, mi ha sollecitato a scaricarmi sulle riviste. Ho eseguito come uno scolaretto ubbidiente.

Me lo sono asciugato con un paio di salviettine umidificate e l’ho rimesso nei pantaloni. Ho finito l’ultimo dito di birra e ho salutato.
«Torna presto a trovarmi!» e mi ha stretto la mano.
Nella mano c’erano dei soldi: 25 euro. Una mancetta per l’ex alunno. L’ho guardato interrogativo e mi ha invitato a bere alla sua salute.
Non so spiegare perché, ma a me, quei 25 euro, hanno fatto una tenerezza indescrivibile.

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