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Visualizzazione dei post da aprile, 2012

Terme onsen e saune

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Le saune, le terme e gli onsen (温泉) sono posti in cui mi sento completamente a mio agio. Il corpo si rilassa, elimina le tossine e la mente si svuota. Rinasco. In Italia, tra le altre, sono stato alle Terme di Saturnia.  Piscine all’aperto nelle quali si accede in costume da bagno. Vasche e cascate con acqua naturalmente calda. Solforosa, dunque dal caratteristico odore.  Ai lati delle piscine pubbliche c’è il giardino con delle sdraio dove stendersi dopo i bagni. Alla fine lunga doccia con saponetta profumata per togliere l’odore di uova marce dalla pelle.  In Giappone sono stato, tra l’altro, in un onsen vicino Kyoto con piscina con acqua calda all’aperto e vasca con acqua gelata all’interno.  Si sta nudi, divisi per sesso.  Prima di immergersi nell’acqua, ci si lava da capo a piedi seduti su uno sgabello. Per lavarsi il sedere da seduti si insapona una salviettina e la si fa passare tra le natiche.  La vista che si godeva dalla vasca esterna era incantevole

Recruiter ficcanaso e poco professionali

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Si è detto e si è sentito dire parecchie volte: oggi i recruiter (ossia coloro che selezionano nuovi dipendenti per le aziende) invece di attenersi solo a quanto scritto sui curricula che arrivano sulle loro scrivanie, scandagliano anche il Web per leggere e vedere quanto in esso pubblicato dai candidati che a loro spetta selezionare. Si ripete, perciò, di stare attenti a non pubblicare contenuti compromettenti e/o inadatti. Giusta raccomandazione che, però, non mette in luce un aspetto alquanto inquietante.  Si vuole qui porre l’attenzione sulla scarsa professionalità di quei selezionatori del personale che, invece di affidarsi al curriculum che il candidato ha sottoposto loro e, se interessati, approfondire la conoscenza con un colloquio di lavoro, vanno a mettere il naso nella vita online dei candidati stessi. Tali recruiter sono, perlomeno, dei ficcanaso, in quanto non vi è nessuna reale ragione per la quale un aspirante dipendente debba essere valutato per quanto pub

Stesso letto. Stesso soggetto. Anni diversi

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2007 OGGI

Infinito come il mare

Bevo in piccoli bicchieri. Non serve una mano per contare gli amici. Vivo nudo in pochi metri quadri e in tasca ho solo qualche moneta. Ma mi sento infinito come il mare.

I contenuti degli altri

Il mio uso dei social network e dei miei blog sta mutando rapidamente, soprattutto per quanto attiene alla condivisione dei contenuti altrui. Infatti, fino a qualche tempo fa alcuni contenuti che trovavo in Rete e che volevo condividere con gli altri li postavo su quello dei miei blog che ritenevo attinente per tematica.  Oggi, invece, condivido quasi tutto con Twitter, Facebook e Google+ ed è diventato più raro che io faccia un post ad hoc per condividere un contenuto. La ragione principale sta, ovviamente, nella rapidità e facilità che i social network offrono proprio nella condivisione dei contenuti.  Basta davvero qualche secondo perché un post che ho letto o un video che ho visto e che reputo interessante possa essere condiviso con le persone con cui sono in contatto.  Tale facilità di utilizzo ha fatto sì che io condivida molti più contenuti rispetto a prima. L'aumentata frequenza con cui condivido i contenuti altrui, ritengo abbia, in qualche modo, giovato an

Qualcosa da ricordare

Continua da Giovanni non dice tutta la verità ____________________________________ Gli altri sono tornati quasi tutti. Sono io che sto svanendo definitivamente. Loro si nutrono della mia energia ed è giusto così: sono vivi e, come si suol dire, “le scarpe dei morti servono ai vivi”. È stata mia figlia a farmi capire la situazione. Una notte mi ha fissato dritto negli occhi e si è toccata in mezzo alla fronte, invitandomi, con lo sguardo, a fare altrettanto. Ho eseguito e ho sentito il foro. D’un lampo mi è tornata in mente la scena della mia morte. Ero in moto e stavo tornando verso casa. C’ero quasi. Ricordo di aver visto il braccio del ragazzo che si sporgeva dall’auto che mi veniva incontro sull’altra carreggiata. La sua mano era armata. Ha sparato ma non ricordo di aver percepito alcun rumore. Ha sparato ed è stato l’ultimo essere umano che ho visto. Lo ha fatto, ha confessato agli inquirenti, perché si annoiava e voleva provare un’emozione forte. Qualcosa da ricordar

Giovanni non dice tutta la verità

Continua da La prima notte _______________________ «E quando ha iniziato a incolpare suo zio Giovanni di essere coinvolto nell’incidente che ha causato la morte di suo padre?» «Non ricordo di preciso. So solo che mio zio ne fece una tragedia e minacciò mia madre urlando che la smettessi subito di calunniarlo, oppure lui non ci avrebbe mai più rivolto la parola.» «Ma lei che sospetti aveva contro suo zio?» «Io? Nessuno! Come potrei sospettare di mio zio? Del fratello di mio padre?!»   «Eppure, poco fa, lei ha ricordato di aver scritto, per due settimane di fila, “Giovanni non dice tutta la verità”. Conferma di averlo scritto?» «Sì sì... e aggiungo che tutte le notti, come una sonnambula, giravo per casa fino a quando non ritrovavo la giacca di mio padre; me la portavo in camera e l’appoggiavo sullo schienale della sedia. Con il suo giaccone accanto, mi sentivo più tranquilla. Mi sedevo e cominciavo a scrivere. La mattina, mia madre entrava in camera, afferrava la giacc

La prima notte

Ricordo che ero in moto e stavo tornando a casa. Il panorama mi restava velocemente alle spalle e il profilo di casa mia diventava sempre più netto, sempre più reale. Poi, improvvisamente, gli altri sono spariti. Ho rallentato fino a fermarmi. Sono sceso dalla moto; mi sono tolto il casco e ho guardato a lungo in tutte le direzioni. Non c’era anima viva. Avevo il cuore in subbuglio per la paura. Come era possibile che gli altri si fossero volatilizzati? Che razza di storia era mai quella? Ho preso un respiro profondo e mi sono imposto di calmarmi, ma era inutile: il panico cresceva e, a un certo punto, mi sono messo a urlare. Urlavo chiedendo di finirla con quello scherzo di pessimo gusto e di tornare o, almeno, di non lasciarmi lì da solo. Ma nessuno rispondeva.  Ero solo. Non so perché, ma mi incamminai verso casa lasciando la moto sul ciglio della strada. Ricordo che pensai che, dato che non c’era più nessuno, lì per terra non avrebbe sicuramente infastidito alcuno.